top of page

MONDI PARALLELI

 

 

Cap. 1

 

Nicola aveva conosciuto il mondo del Web da pochi mesi e si era già trovato diversi amici virtuali, con i quali scambiava opinioni e conversazioni scritte sulle pagine del computer, con una certa frequenza.
Aveva amici di tutte le età, uomini e donne, perfino un ragazzo di quindici anni che per il modo in cui commentava sul suo blog, lo aveva scambiato per una persona adulta.
Ma nello spazio virtuale, si sa, non conta la data anagrafica o la bellezza o il ceto sociale, o la razza, o l'ideologia politica... insomma siamo tutti uguali.

Era un bell'uomo per avere una certa età, ma non aveva più voglia di trovare altre complicazioni sentimentali, dopo che si era separato ormai da due anni, perciò passava diverso tempo al computer scrivendo un po' di tutto.
La compagnia virtuale, in fondo, non impegnava più di tanto e quando non aveva più voglia di conversare o scrivere, bastava che staccasse la connessione.

 

Fuori pioveva a dirotto, nonostante fosse già primavera e a Nicola non pareva il caso di andare a fare un giro in bicicletta con il suo amico vicino di casa, così decise di scrivere una storia che aveva in mente da tanto tempo. Aprì il computer e prima di buttare giù il soggetto, controllò la posta e curiosò su qualche blog.
Chissà perché tutti gli incontri strani avvengono sempre a primavera!
Giulia, una sua giovane amica blogger, stava accapigliandosi scrivendo frasi colorite, con una visitatrice del suo spazio che la prendeva sempre in giro per quello che scriveva e Giulia, di contro, l'accusava di aver pubblicato alcune foto che riteneva pornografiche.
Giulia teneva sì, un post strano e incomprensibile per alcuni, ma in fondo era una ragazza normale e solo con qualche complesso come tutti gli adolescenti.
Nicola intervenne con un commento di rimprovero per la sconosciuta, andando subito dopo a visitare il suo blog, per vedere che cosa ci scrivesse e quale foto fosse così oscena da provocare tanta confusione.
“Hai un blog interessante, anche se enigmatico” (che poi è un sinonimo di ambiguo) le scrisse Nicola con convinzione perché aveva letto alcuni pensieri come buttati lì, ma significativi e con un sottofondo musicale adeguato all'argomento. “E la foto in questione, non è pornografica, ma artisticamente elaborata, posso aggiungerti ai miei amici?”.
L'indomani trovò la risposta alla sua richiesta.
“Ciao, aggiungimi, è un piacere.
Trovi il mio post enigmatico? Ambiguo direi, ma di facile interpretazione.
La somma dell'intelligenza sulla Terra è costante; la popolazione è in aumento.
Buona giornata”.

Cap. 2

La peculiarità di quella blogger era rispondere ai commenti senza una sequenza logica e la frase sull'intelligenza non era piaciuta molto a Nicola, perché pensava che si riferisse a lui... d'altronde non lo conosceva neppure, come faceva a sapere se era intelligente o no.
Per carattere, non lasciava mai i discorsi in sospeso, così le scrisse che quel commento non era pertinente alla sua richiesta di amicizia e poco carino. Gli stava già antipatica quella ragazza o signora o chissà cos'altro, senza neppure un nome ma con un link dal nome strano, e che forse non gli avrebbe neppure risposto, quindi non l'avrebbe più presa in considerazione. Invece...
“Il commento sull' intelligenza non è rivolto a te, ma a quello che hai scritto nel tuo post di ieri. Vuoi aggiungermi ai tuoi amici, bene, ma non pentirtene, sono una persona machiavellica. Ah, mi chiamo Rita.” Fu poi la risposta telegrafica della signora Machiavelli, aggiungendo anche gli auguri per il suo compleanno. Chissà, forse per apparire meno scorbutica.
In effetti a Nicola cominciava a piacere quel modo un po' enigmatico (anche se lei diceva sempre che non lo era), intrigante e spesso indisponente, perché era abituato a parlare con persone sempre troppo sdolcinate e Rita era completamente diversa, insomma era il tipo che lasciava il segno, ovunque commentasse.
Agli amici bloggers, lei non restava molto simpatica e finivano per allontanarla, ma Nicola voleva conoscerla più a fondo perché era sicuro che quel carattere introverso nascondesse qualcosa. La cercò sul blog, ma la pagina era stata cancellata.

Cap. 3

 

All'inizio sembrava facile e rilassante avere un blog, ma presto cominciarono i litigi per la politica, infatti chi era razzista, chi religioso, chi di destra o di sinistra, e ognuno portava avanti la sua idea allontanando chi era contrario, anziché fare discussioni costruttive.
Erano passati due mesi da quando aveva scambiato poche altre parole con Rita che poi era sparita dalla circolazione del Web e Nicola, nonostante cercasse qualche suo commento sugli altri blog, non ne trovava traccia.
Poi un giorno ne trovò uno lasciato sul suo nuovo post a sfondo politico, con il link Caos13 che non conosceva, ma da come era strutturato il blog dell'interlocutore, pensò di riconoscere lo stile di Rita.
Non era sicuro al cento per cento, finché ne ebbe la conferma con un messaggio che trovò il giorno dopo:
“Di chi spada ferisce, di spada perisce.
E la legge del taglione, magari esistesse anche in italia...
Dimenticavo...sono la Magamagò”. Era il link del blog precedentemente cancellato.
Nicola stranamente provò una certa emozione nell'avere di nuovo quel contatto, ma quelle poche righe, buttate lì senza un saluto o una giustificazione e contrarie alla sua opinione, lo fecero frenare.
Le rispose per correttezza, come faceva sempre con chi passava dal suo spazio:
“Salve Caos13 o ex Magamagò. La tua risposta non mi è piaciuta per niente, ma sai, ognuno ha le sue opinioni e può esprimerle come vuole, ma sempre nei limiti del rispetto. Se ci fosse in Italia, si dimezzerebbe la popolazione. Non abbiamo alcun diritto di condannare a morte le persone, neppure i peggiori assassini o stupratori o pedolfili ecc ecc. NON SPETTA A NOI DI QUESTA TERRA”.
Lei freddamente fece subito la sua controbattuta “Dio mi perdonerà: è il suo mestiere. Ed aggiungo, Un Dio tutto misericordia è un Dio ingiusto”.
Sparì per qualche altro giorno.
“Ma chi si crede di essere quella impertinente?” pensava tra sé Nicola “Entra e esce dal mio blog, cambia nome e torna, sparisce senza dire niente...ma perché non gira al largo e mi lascia in pace”.

Si stava avvicinando l'estate e quella sera Nicola voleva uscire per andare a bere qualcosa di fresco con alcuni suoi amici, ma una telefonata lo trattenne troppo a lungo e ormai era già tardi. Aprì il computer tanto per vedere se c'era qualche cosa di interessante da discutere e vide il messaggio:
“Vorrei polemizzare: Questo è parte di un tuo commento,"Tu mi sembravi una persona seria e sensibile e romantica visto le belle musiche e le belle foto, ma sinceramente mi avevano detto cose diverse di te".
Chi ti ha parlato di me, nel bene o nel male, ma credo di male (è più facile), non dubitare, perchè lo fa anche con te. E in un futuro non chiamarmi più "mascherina"... Se non avessimo difetti, non proveremmo tanto piacere a notare quelli degli altri.”
Scrisse anche l'indirizzo della sua e-mail e Nicola fu contento di poter conversare più liberamente e dire tutto quello che pensava di lei senza essere in vetrina, alla vista di tutti e così cominciarono a conoscersi meglio attraverso la posta privata.

Cap. 4

 

Rita, nonostante il suo carattere introverso, era una donna intelligente ed era riuscita a crearsi un alone di mistero, quel tanto che bastava per incuriosire Nicola e interessarsi a lei. Di solito si scambiavano le mail come fossero in chat, una dietro l'altra, lunghe e piene di opinioni e domande, trattenendosi fino a tarda notte.
Una sera Nicola lesse una cosa che lo fece arrabbiare, perché pensava di essere preso in giro, non sapeva cosa rispondere e se credere a quanto Rita gli aveva appena scritto: “Sono su una sedia a rotelle da nove anni”.
Il primo impulso fu quello di risponderle che non doveva scherzare su una cosa così seria, che non era abituato a sottostare a burle del genere e che avrebbe dovuto portare rispetto alle persone che veramente soffrivano per quella situazione.
Non ci credeva perché lei aveva uno spirito, sì a volte strano, ma pur sempre allegro, sereno, comunicativo e non dimostrava quella sofferenza, come aveva scritto.
Rita gli chiese poi se aveva Messenger e la cuffia per parlare direttamente anziché scrivere, così si sarebbe affaticata meno, poi gli confermò che era tutto vero.
Nicola girò mezzo paese per trovare un negozio che avesse una cuffia col microfono, adeguata al suo computer e finalmente ne trovò uno aperto. Non aveva mai parlato a nessuno con quel sistema e non sapeva neppure come farla funzionare, ma finalmente riuscì a collegarsi e per la prima volta sentì la sua voce. Era una bella voce, calda, pacata, con una inflessione veneta appena accennata, che gli fece venire i brividi.
Subito Nicola cominciò ad inveire contro di lei, le gridava che non doveva prendersi gioco di una persona, forse troppo ingenua, che si era lasciata affascinare dalla dialettica di una donna strana e enigmatica, e le imponeva di lasciarlo perdere e non cercarlo più.
Con calma Rita cominciò a raccontargli la sua storia e di come era successo l'incidente che la fece andare in coma e restare poi paralizzata alle gambe, delle conseguenze psicologiche che aveva dovuto superare e di come tutti gli amici, dopo un po' di tempo, l'avessero lasciata sola con il suo dolore.
Aveva paura di affezionarsi ancora alle persone e rifiutava ogni tipo di amicizia, perché era convinta che tanto poi l'avrebbe persa.
“Meglio stare dietro ad uno scudo di solitudine che illudersi per qualcosa che non dura nel tempo”, diceva.
Si era creata la sua indipendenza e scegliendo di vivere da sola, aveva organizzato l'appartamento con tutte le comodità necessarie; solo a pranzo andava dalla madre che abitava al piano di sotto e lei ogni giorno andava su a vedere se aveva bisogno di qualcosa, anche se Rita la brontolava perché non voleva disturbarla.
“E dai, mamma, non sono mica invalida!” le diceva ridendo per tranquillizzarla e sdrammatizzare.
Passava il suo tempo a leggere, a scrivere, ad ascoltare musica che era la sua passione preferita e quando il tempo glielo permetteva, andava in giro con la macchina, sì, perché guidava ed aveva imparato a scendere e salire portandosi dietro la sua sedia pieghevole.
A questo punto fece ridere a lungo Nicola, perché gli raccontò di quanta fatica avesse fatto le prime volte per smontare e rimontare la sedia e mettere le ruote sul sedile davanti e il telaio sul sedile posteriore dell'auto.
Gli sembrava di vederla mentre rideva anche lei nel fare la voce affannata nel descrivere lo smontaggio e il rimontaggio dei pezzi.
“Mi sono fatta i muscoli alle braccia,” - diceva ancora ridendo - “però ho un problema, i sedili della macchina sono sempre sporchi, accidenti!”.
Nicola le suggerì di mettere ben fissato un telo di plastica sulle sedute e così avrebbe risolto il problema.
“Hai ragione, ma non avrei mai pensato di mettere il preservativo alla macchina!”  
Si misero a ridere insieme.

Cap. 5

Quasi non passava giorno che non facessero due chiacchiere con il microfono connesso al computer, scherzavano, prendevano un po' in giro alcuni blogger che Rita non sopportava per la loro superficialità e deficienza mentale, diceva lei, e qualche sera dopo cena invece, si raccontavano le storie passate della loro vita.
Più di una volta avevano visto l'alba insieme, anche se a grande distanza l'uno dall'altra e non si accorgevano neppure che fosse mattina, perché il tempo trascorreva velocemente essendo piacevole la conversazione.
Nicola, si stava affezionando a quella donna, anche se molto più giovane di lui e sconosciuta, perché ci parlava volentieri, le aveva raccontato quasi tutta la sua vita, da quando era ragazzo fino al matrimonio e alla sua separazione capitata come un fulmine a ciel sereno.
Lei gli aveva raccontato del suo fidanzato e di come la storia era andata a finire dopo l'incidente, insomma tra loro c'era un feeling particolare, o almeno era quello che pensava Nicola.
Gli sarebbe piaciuto conoscerla di persona e lo avrebbe fatto se Rita glielo avesse permesso, ma lei cominciò a cambiare atteggiamento.
Sembrava diventata quasi cattiva nei suoi confronti, lo trattava male, scriveva cose assurde sul suo blog fino a che cancellò nuovamente il suo contatto, senza una ragione precisa.
Nicola le scriveva dei messaggi via mail, chiedendole spiegazioni, preoccupandosi per la sua salute, ma lei non rispondeva, sicuramente leggeva le mail ma non voleva rispondere.
Si accavallavano centinaia di pensieri nella sua mente, sospettava che la storia di Rita non fosse vera e si fosse inventata tutto, oppure che non stesse bene e voleva allontanarlo, o si fosse stancata o avesse avuto paura di quell'amicizia che sarebbe potuta svanire, come era già successo nel passato. Probabilmente aveva scelto di troncarla lei, prima che un giorno lo avesse fatto Nicola.

Stava sorseggiando una birra fresca in un bar del centro mentre ancora pensava al comportamento anomalo di Rita, quando un uomo sulla quarantina d'anni, gli chiese di fargli accendere la sigaretta che teneva in mano. Nicola notò che stava tremando e lo fece sedere.
“Si sente bene? Si sieda un attimo e beva qualcosa di caldo... magari se ha voglia di rilassarsi un po'...”
Era uno psichiatra che aveva lo studio vicino ed era sceso per respirare un po' d'aria fresca, perché sua moglie gli aveva appena detto che voleva la separazione, dopo tanti alti e bassi che si prolungavano da molto tempo ormai.
“Queste donne... non sai mai come comportarti con loro, e neppure io, che sono uno psichiatra e ho studiato psicologia, ci sono riuscito a capire mia moglie, con il suo comportamento schizofrenico” cominciò a dire Gino che si era appena presentato, dopo che aveva accettato l'invito di Nicola a sedersi.
“A volte non basta ascoltarle e trattarle bene... loro chissà cosa vogliono da un marito... e poi, sai, per me è molto più facile capire un'estranea che mia moglie”.
Continuò a parlare per quasi mezz'ora e Nicola lo ascoltava con interesse perché anche lui aveva vissuto una situazione simile e soprattutto perché, avendo saputo che era uno psichiatra professionista, voleva raccontargli la storia di Rita e capire da lui quali potevano essere state le cause del suo allontanamento.
Lo tempestò di domande, gli dava ogni spiegazione dettagliata delle conversazioni fra lui e Rita e aspettava alla fine una sola risposta risolutiva.

Cap. 6

A casa ripassava le ipotesi che aveva fatto quel tale Gino, che tra l'altro non rivide più, e non era per niente soddisfatto... le soluzioni erano troppe... non aveva risolto niente.
Poteva essere una forma di schizofrenia.
Rita aveva una doppia personalità e ogni tanto cambiava di umore?
Quando gli scriveva parolacce e poi cancellava il suo blog era presa da raptus e poi dopo un po' di tempo, quando riaffiorava la sua personalità normale, lasciava sul suo blog commenti scritti educatamente, con link diversi ma riconoscibili da lui, per farsi ritrovare e far capire che si era pentita?
Allora perché poi, quando percepiva che Nicola era contento, spariva nuovamente... e così via all'infinito? Era un comportamento incoerente alla sua volontà?
Ma no, la schizofrenia è una malattia e viene curata con psicofarmaci che non danno quella lucidità che Rita dimostrava, e poi era una donna intelligente, discuteva con sagacia, e se fosse stata schizofrenica, perché la sua doppia personalità sarebbe saltata fuori dopo tanti mesi? Forse per questa malattia, gli intervalli di tempo non sono sempre precisi per manifestare un cambiamento di umore?
Oppure poteva essere semplicemente cattiva.
Frustrata dalla sua condizione, si divertiva a far interessare le persone per poi denigrarle anche di fronte a tutti gli altri lettori, per sentirsi al centro dell'attenzione, per passare il tempo a divertirsi alle spalle degli altri che non la conoscevano a fondo?
Ma perché allora, all'inizio, sembrava così disposta ad ascoltarlo, a consigliarlo, a cercarlo? Era tutta una finzione dettata dalla sua cattiveria?
No, non si può fingere di essere cattivi ogni tanto... la cattivera innata o c'è o non c'è, non può essere a comando.
Ma che cavolo di psichiatra era Gino, che non era stato capace di dare un solo risultato a questo enigma, ma aveva lasciato Nicola confuso più di prima e a scervellarsi per capire la psiche di una donna, peraltro mai vista?
Riflettendoci bene, si fece una sua idea, avallata anche dallo psichiatra che l'aveva posta tra le varie ipotesi.
Poteva aver avuto paura.
Rita, dopo qualche mese che aveva imparato a conoscerlo attraverso le loro conversazioni e quindi a captare anche le sue piccole sfumature caratteriali, poteva essersi affezionata a Nicola e per paura di questa amicizia, aveva deciso di trattarlo male per farlo stancare.
Avrebbe così risolto il problema della sofferenza di un eventuale distacco provocato da Nicola, preso magari da altri impegni.
Già, poteva essere, ma allora perché ogni tanto lasciava tracce della sua presenza qua e là, consapevole che Nicola l'avrebbe individuata?
Ormai conosceva troppo bene il suo stile. Lei lo sapeva e se avesse avuto paura di affezionarsi troppo, poteva sparire per sempre.
No, non poteva essere paura, Rita non aveva paura di niente, era imperturbabile, sicura di sé, era perfetta, così diceva lei... lei, forse, era anche presuntuosa, diceva Nicola bonariamente.
E allora perché?
Cap. 7

Rita non stava bene, sia da un punto di vista fisico che psicologico.
Era giovane, bella, intelligente, ma la sua condizione che ormai sopportava da troppo tempo, cominciava a darle troppo dolore, soprattutto fisico e questo la induceva a scaricare la sua disperazione sugli altri, come se così facendo, potesse sentirne meno il peso.
Un po' come quando una persona che ha il mal di denti comincia a gridare, si illude che il dolore vada via e invece ottiene l'effetto contrario.
Il dolore fisico che tormentava Rita, aveva indebolito giorno per giorno il suo spirito, aveva reso duro il suo cuore, l'aveva fatta allontanare sempre di più dal mondo esterno, ma soprattutto non volendone parlare con nessuno, aveva aumentato la sua solitudine e lo scudo di protezione che si era creata, la stava soffocando.
Per sentirsi viva e anche perché no, in compagnia, cercava pseudo amicizie virtuali e si divertiva a provocare chi, inconsapevolmente, le prestava attenzione per le sue doti intellettive; da questo gioco ne traeva un sadico piacere, specialmente quando qualcuno criticava la sua poca ortodossia, pensando che fosse una persona fuori di testa. L'arroganza gratuita era diventata il suo mantello protettivo e il suo passatempo.
Si sentiva una gatta forte e furba e considerava gli amici bloggers come topolini... inizialmente ci giocava un po' facendoli rotolare qua e là ma senza ferirli... li prendeva in bocca senza premere troppo i denti per poi lasciarli cadere di nuovo... per un po' li lasciava da una parte per farli respirare e riprendere dallo shock, poi... quando si era stufata di questo divertimento, dava loro la zampata finale e li gettava via.
Anche Nicola aveva subito quella zampata e poi era stato gettato via.

 

Cap. 8

Diversi mesi erano ormai passati da quando Nicola non aveva più tracce di Rita, nonostante le avesse scritto ogni tanto alcune mail, per chiederle come stava, ma soprattutto per farle sapere che non si era dimenticato di lei e che, nonostante tutto e per un'alchimia incomprensibile, le voleva bene.
Sentiva la mancanza, accidenti, di quella donna così strana ed affetta da una misteriosa dualità che attirava come una calamita, stranamente aveva lasciato un vuoto, ma ormai si era rassegnato di averla persa. D'altronde Nicola si ripeteva sempre che per forza non si fa neppure l'aceto.
Poi un giorno, era il maggio dell'anno dopo la loro conoscenza, Nicola lesse un commento lasciato sul suo blog da qualcuno con un link particolarmente curioso e immediatamente pensò che Rita volesse ancora sfidarlo riprendendo il gioco del gatto con il topo e, alla sua maniera, fargli vedere che era ancora nei paraggi.
"BUON GIORNO E BUONA DOMENICA AMICO E AMORE MIO
AMO LA TUA SEMPLICITA'
87195159... QUANDO NE HAI VOGLIA”
Se avesse potuto l'avrebbe presa per il collo, le avrebbe gridato quanto fosse stupida e assurda a prendersi gioco delle persone, perché quel numero... era un'impresa di pompe funebri.
Si divertiva la piccola, giocava, stuzzicava e metteva alla prova la sua pazienza.
Nicola, prima di rispondere a quel link sconosciuto ma prevedibile, cercò di capire nuovamente il perché di quell'atteggiamento provocatorio e perché non lo lasciasse in pace, visto che lei rifiutava la sua amicizia, ma non trovando risposta, le scrisse di non disturbarlo più.
“Premetto e prometto di non darti più disturbo alcuno, lo stesso vale per te.
Non si può essere amici di tutti, e TU personalmente non mi piaci.
Non mi piaci perché sei vecchio dentro e fuori...”
Cosa penso di te:
HAI UN IDENTITA’ AUTOPLASMATA ED ARTIFICIOSA.
ESSERE CIO CHE NON SI E’, DIVORA SMODATE ENERGIE CHE POTREBBERO ESSERE DIROTTATE SU UN ATTIVITA’ PIU' REDDITIZIA.

 

Non rompermi più i…"
Questa fu la risposta di Rita che sparì di nuovo per riapparire ancora e ancora sparire e ancora tornare... con nomi diversi, blog diversi, ma sempre pieni del suo sadico spirito.
Erano passati due anni, dondolati da quell'altalena, ma Nicola continuava ad aspettarla... sempre!

 

 

B U O N  A N N O, RITA !


Cap. 9

Fuori c'era un temporale che faceva vibrare i vetri della finestra e Nicola, che era appena rientrato da fare la spesa al supermercato fradicio dai piedi fino alla testa, stava infilandosi una tuta da ginnastica in camera sua mentre un fulmine caduto più vicino degli altri, lo aveva scosso improvvisamente dai suoi pensieri.
Pensava a Rita che ormai non sentiva da molto tempo e sentiva un vuoto dentro di sé, anche se la sua vita reale colmava quello spazio, la cercava ovunque e non passava giorno che non le dedicasse anche un piccolo pensiero.

 

La pioggia batteva forte sui vetri, e il grigiore della giornata non contribuiva a rendere di buon umore Nicola che andava avanti e indietro nella stanza, si sentiva strano, come se una forza lo spingesse a prendere una decisione per qualcosa senza sapere né cosa, né perché.
Poi, prese il cellulare e formò un numero.
“Pronto...pronto...” ripeteva una voce di donna dall'altro capo, mentre Nicola emozionato e in silenzio, cercava di capire se fosse Rita o una sconosciuta.
Non ebbe il coraggio di rispondere chiedendo chi fosse al telefono, magari dicendo che aveva sbagliato numero, così chiuse la comunicazione.

Dopo aver mangiato senza neppure sentire il sapore del pranzo, decise di scrivere una mail a Rita che lo aveva poi richiamato con quel numero di telefono, trattandolo in malo modo.
Cara Rita,
prima di spiegarti, per correttezza, quella che tu chiami “la mia invadenza”, voglio dirti che sono felice di aver sentito di nuovo la tua voce, si sono stato felice di sentirti perché ormai non ci speravo più. Ma Dio sa sempre come fare per accontentare gli umili in spirito.
La tua villania è troppo acuta per essere vera, perché come ti ho sempre detto, una persona che pensa male di un'altra, difficilmente la tratta come hai sempre fatto tu. Ma voglio credere ormai che mi odi così tanto da mandarmi a quel paese con tanta semplicità ingiustificata.
Premesso questo ti spiego:
Mi sono documentato sul vero significato di “invadenza” e non credo di appartenere a questa categoria, perché non ho mai sfruttato la tua presenza per opportunismo e con falso affetto. Sono sempre stato sincero con te e pur vivendo la mia vita reale, ho sempre desiderato di condividere con te le piccole o grandi cose della nostra quotidianità, e mai provando pietà per te, come forse hai sempre dubitato. Te lo posso giurare.
C'era un feeling tra noi così particolare che sicuramente ti ha fatto paura, quella paura che ti trascini dietro da quando “abiti” sulla tua sedia, rifiutando ogni contatto sia fisico che virtuale.
Il numero di telefono l'ho trovato sulla tua pagina di Facebook, è vero, ma non ero certo che fosse davvero il tuo, visto che altre volte (con pseudonimi diversi) mi hai lasciato numeri di cellulari che non erano corrispondenti al tuo.
Lo tenevo scritto in una cartellina con tutte le tue mail e commenti, già da diverso tempo, e solo questa mattina ho deciso di provare a vedere se era davvero il tuo e quando mi hai risposto, sinceramente non ero sicuro che fossi tu e ho buttato giù la linea. Comunque, anche se ti avessi riconosciuta, non ti avrei detto niente, proprio per non farmi sembrare invadente, ma sarei stato contento ugualmente di sentirti.
Tu, invece, mi hai richiamato e sicuramente sapevi che era il mio numero di cellulare, perché una volta ti inviai i miei numeri sia di casa che del cellulare.
Ti sei giustificata dicendo che sei curiosa... io non richiamo mai i numeri anonimi che a volte mi chiamano e non danno risposta.
Questa volta ho deciso che davvero non ti cercherò più e non insisterò affinché tu cambi idea, perché altrimenti perderei davvero la mia dignità e a questo punto, pur dispiacendomi, farò finta di non averti mai conosciuta.
C'è solo una cosa che non mi è chiara, ma non saprò mai la verità, è la tua reazione improvvisa di rifiuto, quando pochi giorni prima abbiamo parlato volentieri per ore, senza accorgersi del tempo che passava.
Hai detto anche che sono vecchio e invadente... bene, allora passa il tuo tempo con le persone più giovani e più adatte di me che sicuramente ti renderanno felice e non commentare più sul mio blog, con pseudonimi che riconoscerò sempre come tuoi!
Addio, Rita!

Le loro voci si persero, da quel momento, nel limbo dell'incomprensione.

 

 

Cap. 10

 

 


A RITA


Con sbiadito colore

di cera consumata,

senza il lucido carminio del tuo rossetto,

ora poggi la testa

sul banco dei ricordi,

come un ubriaco senza meta.

Nuvole di fumo stantio

sorreggono le note di musica rock

mentre balla l'odore del silenzio

e fuori la luce

acceca la voglia di sfidare ancora.

Sella il tuo cavallo,

colora le tue labbra,

vestiti di porpora e oro

per sentirti ancora regina

in mezzo al mondo, Rita!



Un altro anno era passato e Nicola senza aver più sentito la sua voce, continuava ad aspettarla... sempre!

bottom of page