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ANIME

Si conobbero per caso, un giorno di primavera, sulle pagine di uno spazio virtuale. Due anime in cerca di silenzio in un mondo di confusione.
Lui, Alberto, era un uomo che coccolava la sua amante Solitudine come un oggetto prezioso da conservare in una scatola di ovattato silenzio.
Lei, Nicoletta, soffocava il suo dolore con un cuscino di parole e musica.

 

Cap. 1

Quel pomeriggio di aprile l'aria era calda e il sole, dalla finestra spalancata, invadeva la stanza dove Nicoletta si rifugiava per estraniarsi dalla sua amorfa quotidianità.
Già da un po' di tempo si era allontanata dal mondo reale, gli amici la cercavano ma non aveva voglia di ricordare il passato insieme a loro, non aveva più una famiglia vera e le era rimasto solo un amico, il computer.
“Un amico fedele che non parla, non giudica, ti ascolta raccogliendo tutti i pensieri e non deluderà mai!” pensava Nicoletta quando scriveva i suoi sfoghi su quello schermo piatto e freddo.
Ma non sapeva ancora che anche i computer hanno un'anima, anzi più anime, quelle delle persone che lo usano e le persone comunque possono tradire, deludere, amare, odiare, ignorare... anche virtualmente.
Di solito a quell'ora arrivava a piedi fino al mare e passava il tempo a godere il profumo del salmastro e i colori di quello spicchio di paradiso, ascoltando la melodia delle onde e le grida dei gabbiani. Ma era stanca per aver passato una notte insonne e così decise di restare a casa pensando di curiosare un po' nel mondo teorico del web.
Le avevano consigliato, tanto per avere contatti con le persone e trovare altri nuovi amici, di aprire una pagina su Facebook, così Nicoletta cominciò a cercare qualche nome che avesse un profilo interessante e degno di attenzione.
Tra tutti i nomi degli iscritti ad un gruppo di tipo amarcord, uno in particolare colpì l'attenzione di Nicoletta e non certo per l'aspetto fisico perché Alberto, così si chiamava quest'uomo, nella foto era quasi nascosto da un cappellino rosso con la tesa sulla fronte e una giacca a vento, ma perché aveva scritto sul suo profilo una serie di limitazioni per chi lo avesse contattato.
Sembrava un esame da superare prima che lui accettasse l'amicizia richiesta, infatti si definiva un incallito solitario, che amava la musica e la buona cucina, che era di poche parole e non amava la confusione e che la vista del Premier lo faceva “andare di corpo”. Quindi dava da supporre che nessuno avrebbe potuto scalfire il suo ermetismo e come dire “lasciatemi in pace che voglio stare da solo!”

 


Cap. 2
Testarda e un po' paladina delle anime perse e solitarie - come la sua d'altronde -, Nicoletta fece la richiesta di amicizia a quello strano tipo, aggiungendo le sue giustificazioni:
“A me piace la compagnia ma prediligo la solitudine piuttosto che parlare con persone insignificanti – adoro la musica - so cucinare bene, quindi mi piace la buona cucina – la parlantina non mi manca, ma so anche ascoltare chi è di poche parole – la confusione insensata da fastidio anche a me e per quanto riguarda il Premier... bè, mi fa lo stesso effetto. Ho superato l'esame?”

Passarono diversi giorni prima che Nicoletta ricevesse una risposta e pensava che ormai la sua domanda non sarebbe stata accolta. In fin dei conti, non sarebbe stata la fine del mondo se quell'orso con il corpo di uomo non avesse concesso la sua amicizia.
Invece, evidentemente anche gli orsi hanno un'anima, Alberto accettò la sfida, forse incuriosito da quello che aveva scritto Nicoletta, con un messaggio: “Benvenuta tra i miei amici”. Ne aveva solo quattro.
Poi sparì per diversi giorni perché sulla sua bacheca non scrisse più niente.

 

Cominciò subito il loro primo scontro diretto perché, essendo prossima la Pasqua, Nicoletta ebbe la brillante idea di inviargli, come fece per altri amici, la foto di un ovetto pasquale con gli auguri per lui e la sua famiglia, foto che andava direttamente sulla pagina di Alberto.
Dopo qualche giorno, passata la festa, l'ovetto era sparito e Nicoletta pensò che forse non era stato gradito e che forse era stato un gesto troppo azzardato e frivolo per un essere speciale come lui. Naturalmente rimase un po' delusa e scusandosi con una mail, gli scrisse che non era necessario continuare una amicizia forzata, anche se virtuale, e che avrebbe cancellato il contatto.
“Ma no, - le scrisse subito Alberto con una mail – non sono ancora capace di maneggiare questo cavolo di computer e invece di inviare i ringraziamenti devo aver cancellato tutto, accidenti, non cancellarmi!”

Cap. 3

Alberto era rimasto solo da parecchi mesi, perché sua moglie era stata ricoverata in una clinica privata per malattie mentali e psicologiche. Abitava in una grande casa insieme ai suoi due figli, il maschio trentenne, laureato in ingegneria e in attesa di trovare un lavoro adeguato e la femmina che ancora frequentava l'ultimo anno di medicina all'università.
Tutto dipendeva da lui, lo facevano sentire come la chioccia di casa e ormai, la gestione della famiglia era rimasta soltanto sua.
Nessun'altra donna aveva mai sostituito la moglie, pur avendo intorno tante amiche che avrebbero fatto carte false per averlo, perché l'aveva amata molto e non voleva sostituirla per non sentirsi solo o per condividere la conduzione della casa. E poi non era solo, aveva i figli e il suo bellissimo cane, con il quale passava le ore a passeggiare nel parco.

 

Alberto aveva un grande studio nella mansarda di casa, lo aveva riempito di scaffali pieni di libri e quando voleva concedersi un po' di relax, si ritirava nel suo rifugio e si metteva su una poltrona a leggere con la musica di sottofondo, estraniandosi dal mondo esterno.
L'idea di avere un computer non gli era mai balenata in testa, ma il figlio che era un esperto e ci lavorava sopra, glielo regalò per il suo compleanno.
“Ti terrà compagnia quando non hai altro da fare – gli disse – vedrai che ti piacerà.”
Era solo un oggetto freddo per lui, non gli avrebbe certo dato la stessa soddisfazione che dà un libro tra le mani o un disco con la sua storia o un telefono che ti fa udire la voce.
Lo pose sulla scrivania e per diversi giorni non lo degnò neppure di uno sguardo.

Il sole primaverile aveva fatto germogliare alcune piante che Alberto aveva precedentemente ritirate durante l'inverno in un casotto di legno e quel primo giorno di Aprile fece una faticaccia per rimetterle a posto nel giardino, oltre che vangare la terra indurita e togliere le erbacce.
Fece una doccia e salì nel suo studio per rilassarsi un po'.
Il computer era ancora chiuso e sembrava aspettare di essere messo in funzione per dare vita a qualcosa di misterioso e ancora sconosciuto per Alberto, che lo stava osservando in piedi con aria diffidente.
Non sapeva da che parte rifarsi, poi ricordandosi delle istruzioni che gli aveva dato suo figlio, aprì la pagina di Facebook e chissà perché si iscrisse, quasi per sfida, a quel gruppo di tipo amarcord e a cercare qualche amico di sua conoscenza nella vita reale.
Riuscì a trovarne quattro, due giocavano a carte con lui ogni tanto quando si incontravano al bar del paese e due erano ex compagni di scorribande quando erano ancora ragazzi.
Ad Alberto sembrava assurdo tenere una lista di amici che avrebbe potuto incontrare in ogni momento poiché abitavano tutti vicini, ma visto che si trovavano sullo suo stesso spazio virtuale, cercò di adeguarsi, come avevano fatto loro, ai tempi moderni della tecnologia.

Cap. 4

 

Da diversi giorni Alberto non apriva il computer, anche se quotidianamente andava nel suo studio per leggere il giornale, o un libro, oppure solo per ascoltare musica.
Per lui era più un rilassamento mettersi in poltrona, chiudere gli occhi e rivivere gli anni della sua giovinezza con le canzoni dell'epoca, piuttosto che durare fatica con quel marchingegno pieno di tasti e di quesiti da decifrare, sfogliare le pagine di Internet, o mandare messaggi ,o chattare, o aprire una bacheca di Facebook, cliccare, condividere, eliminare, accettare, post, blog... no troppa fatica, meglio un libro!
Era solo in casa, perché i suoi figli erano andati ad una festa di compleanno, così decise di riordinare un po' il suo studio.
Già da un po' di tempo voleva togliere tutti i libri dallo scaffale, spolverarli uno ad uno e riordinarli per argomento e grandezza e dare anche una disposizione diversa alla scrivania, perché la preferiva vicino alla finestra, in modo da vedere davanti a sé il sole tramontare, al di là della montagna.
A volte il destino fa dei brutti scherzi e quel giorno probabilmente volle divertirsi un po' con Alberto.
“Ma sì, fammi vedere un po' che novità ci sono...” pensò fra sé, aprendo il computer che aveva ben spolverato e rimesso al suo posto.
Trovò, oltre ai saluti che quotidianamente gli inviavano i suoi quattro amici, un breve messaggio di Nicoletta: “Ti sei perso nei meandri della tua solitudine? Spero che tu stia bene”.
Non gli era mai successo, fino ad allora, di soffermarsi a pensare ad una donna. Aveva una moglie, anche se ricoverata da diverso tempo e non era giusto farlo, ma quel giorno leggendo il messaggio di Nicoletta, pensando al modo in cui l'aveva conosciuta su quel foglio virtuale, guardando la foto del suo profilo e incuriosito dal modo di scrivere che manifestava un carattere solare e schietto, decise di approfondire la sua conoscenza, sia pure attraverso un monitor.
Si instaurò subito un feeling particolare tra loro, come se fossero stati amici da sempre, e cominciarono a confidarsi i loro problemi, ogni giorno si scrivevano e Alberto non guardava più con aria diffidente il suo computer, ma aspettava con ansia di poter andare nello studio per scrivere lunghe lettere alla sua amica.
Nicoletta aveva tanti amici virtuali, ma Alberto aveva qualcosa di diverso rispetto agli altri, lei aveva imparato a conoscere la sua vita, le doti nascoste e anche i difetti, perché lui era riuscito a confidarle i suoi stati d'animo a volte pieni di gioia, ma più spesso di sensi di colpa che non aveva mai rivelato a nessuno.
Alberto provava le stesse emozioni, era riuscito in parte a sciogliere, grazie a lei, quella durezza di carattere che si era costruito per difesa, aveva ritrovato la dolcezza nell'esprimersi, la voglia di essere di nuovo felice, di vivere, e poi le piaceva quella donna che, pur attraversando un periodo difficile della sua vita, era determinata, coraggiosa e sincera.

Nella vita reale si parla sempre di pelle, di odori, di bellezza fisica, di età, di altezza, per innamorarsi a prima vista e le affinità spirituali si sperimentano dopo.
Nello spazio virtuale invece, non abbiamo la possibilità del contatto fisico, ma le vibrazioni del cuore sono ugualmente forti, perché in quel cosmo è l'essenza dello spirito che trasmette le stesse sensazioni di due persone che si amano nella vita tangibile.
Così Nicoletta e Alberto si stavano innamorando... le loro anime si stavano innamorando.

 


Cap. 5

Ogni volta che Alberto le scriveva, guardava attraverso i vetri della finestra e con una punta di malinconia, osservava in lontananza la catena montuosa arrossata dal tramonto del sole, al di là della siepe che faceva da confine al suo giardino. Immaginava di scalarla e oltrepassarla e correre verso il mare per abbracciare Nicoletta, che lo aspettava con gli occhi lucidi per l'emozione.

Lei invece, all'alba di ogni mattina guardava da quella parte aspettando di vedere attraverso i tetti delle case, il sorgere del sole, lo stesso sole che vedeva Alberto e chiudendo gli occhi, immaginava di essere al di là della barriera, suonare il campanello e sorridendo nel vedere l'espressione stupita di Alberto, dire: “Ciao, sono qui!”

 


Se la notte il cielo era limpido, illuminato da tante stelle e dalla luna che maliziosa sembrava sorridere, loro a distanza di chilometri l'uno dall'altra, guardavano in alto e pensavano che stavano vedendo in quel momento la stessa luna, le stesse stelle e i loro pensieri si incrociavano scambiandosi parole d'amore, promettendosi con il pensiero che un giorno avrebbero abbattuto quella barriera e si sarebbero incontrati, abbracciati, baciati, amati.

Per Alberto non era facile lasciare per qualche giorno la sua casa, il cane, i figli e soprattutto non sapeva come giustificarsi con la moglie che andava a trovare ogni giorno. Avrebbe sicuramente trovato una soluzione, se Nicoletta avesse avuto la pazienza di aspettare, ma intanto voleva godere quei momenti magici che provava, quando progettava il loro incontro.
“Un giorno ti telefonerò” le diceva “e ti dirò di andare al gazebo sulla bella grande terrazza in riva al tuo mare...sarò lì ad aspettarti!”

 

Era una storia incredibile, nata per caso, su un apparecchio elettronico freddo e senza voce, unica in tutta la loro vita, assurda, eppure era una storia vera, emozionante, indimenticabile.
Cap. 6

La luce del sole che filtrava dalle imposte svegliò Nicoletta. Accanto a lei Alberto dormiva ancora e sembrava sorridere, forse sognava.
Erano arrivati su quella piccola isola la sera precedente e il bungalow che avevano preso in affitto per una settimana, era costruito sulla spiaggia e contornato da palme e fiori di vari colori. A pochi metri, un mare cristallino e appena increspato aveva regalato uno splendido tramonto al loro arrivo, con colori mai visti e un caldo venticello che accarezzava la loro pelle. Si tenevano per mano, come due bambini e guardavano l'orizzonte incantati da tanta bellezza.
Era la prima volta che si trovavano da soli e quel posto magico sembrava dipinto per il loro amore.
“Come sei bella!” le disse Alberto guardandola, mentre la brezza le scompigliava i capelli e apriva leggermente il pareo, lasciando intravedere il suo corpo abbronzato.
Fecero l'amore sulla spiaggia, ormai illuminata solo dalla luna che osservava con aria maliziosa e complice i loro corpi avvinghiati.


  Palpita il mio cuore
solo nel guardare te
e sentire il tuo respiro
come soffio di vento
che accarezza l'anima
e insieme ci fa unire.
Magica viola suona
melodie e soave canto
vien dal mare mentre
la tua bocca trema
ad assaggiar delizia.
La marea sale e porta
con sé sapore di malia
bagna i nostri corpi
che restano a guardar
le stelle e con la luna
complici fari nella notte
accendono di luce fioca
il sogno di un' estate.
Si infilò una leggera vestaglia e senza svegliare Alberto che dormiva sereno, Nicoletta andò a preparare il caffè.
Si sentiva così felice che aveva quasi paura di svegliarsi dall'incanto, canticchiava sottovoce e ogni tanto si girava a guardare quel grande dolce orso con l'aria da bambino, quasi temendo che sparisse come una bolla di sapone.
Quanto avevano riso, dopo! Si erano rincorsi sulla battigia, schizzandosi con l'acqua di mare, avevano fatto il bagno nudi lasciandosi cullare abbracciati, dal dondolio delle onde.
Avevano lasciato alla spalle la loro quotidianità, senza pensare a niente, senza sensi di colpa e volevano sentirsi felici, almeno per quella settimana da godere insieme.
Erano passati troppo in fretta quei giorni, avrebbero voluto che il tempo si fermasse, là, su quell'isola incantata, senza rumori, senza voci, con il caldo, il sole e uno scenario da favola, ma purtroppo ognuno dei due doveva tornare alla propria vita e si salutarono commossi, con la promessa di un nuovo incontro.
Cap. 7

 

La moglie di Alberto non voleva più stare in quella clinica e, come se avesse avuto un brutto presentimento, dopo che Alberto le aveva detto che per una settimana era dovuto andare lontano dalla città per un corso importante di tecnica agraria che gli interessava, volle tornare a casa.
Furono giorni difficili da superare perché Giovanna, sua moglie, non era perfettamente guarita e il suo sistema nervoso era ancora debole. Dava in escandescenza per niente, era gelosa anche dell'aria che Alberto respirava, lo chiamava al cellulare continuamente, quando era nel bosco a tagliare la legna, quando andava a fare la spesa, mentre giocava a carte con i suoi amici, se era nel suo studio. Eppure lui si faceva in quattro per assecondarla, per toglierle ogni preoccupazione e aveva perfino rinunciato ad aprire ogni giorno il computer, per timore di lasciarsi coinvolgere nuovamente dall'amore che ormai provava per Nicoletta.
Le scriveva una mail ogni tanto, per giustificare la sua assenza dalla bacheca e le prometteva che prima o poi avrebbe preso una decisione definitiva.
Nicoletta era consapevole della grossa responsabilità di Alberto e non voleva fare l'amante scomoda che rovina una famiglia, perciò prese la decisione di cancellarlo dalla lista dei suoi amici virtuali e dalla sua vita. Non era facile ma almeno voleva provarci.
Ancora una volta il destino fece la sua parte e facilitò Nicoletta nella sua decisione.
Erano vicine le feste di Natale e Giovanna organizzò a sorpresa, insieme ad una coppia di amici vicini di casa, una crociera nel Mediterraneo. Un bel viaggetto a quattro che avrebbe sicuramente ravvivato il rapporto con il marito, che ormai non la cercava più.
Fu un colpo allo stomaco per Alberto, perché non aveva voglia di recitare la parte del marito felice, non se la sentiva di fare quel viaggio così lungo e senza senso. E poi, gli sembrava paradossalmente di tradire Nicoletta.

“Mi dispiace, amore, ma ormai è stato tutto fissato a mia insaputa e devo andare, come posso fare diversamente?” le disse Alberto per telefono, mentre Nicoletta stava piangendo, senza farsene accorgere.
“Sì, vai... devi andare, perché è tua moglie e può darsi che le faccia bene anche per la sua salute... cerca di non pensare a niente e divertiti. Ciao!” Rispose con un filo di voce spezzata, interrompendo subito la comunicazione.
Furono i dieci giorni più lunghi della sua vita e Nicoletta si sentiva delusa, amareggiata, abbandonata, usata. Aprì il computer e cancellò il contatto con Alberto dalla pagina di Facebook, come se fosse bastato questo stupido gesto a farglielo dimenticare.

 


Cap. 8

Durante la vacanza, sembrava che Giovanna avesse ritrovato uno spirito nuovo. Era allegra, conversava volentieri con tutti e la sua gelosia era mascherata bene, nonostante la malinconia di Alberto che spesso restava sul ponte a guardare il mare e i gabbiani che volavano vicini.
“A che cosa pensi?” gli chiese una sera che lo trovò assorto mentre fissava dal ponte della nave, una bellissima luna piena circondata da miriadi di stelle.
Il cielo sembrava un manto color cobalto messaggero di pensieri proibiti, proiettati al di là dell'orizzonte e Alberto pensava a Nicoletta, a quanto l'aveva illusa, a come l'amava nonostante tutto, a quanto desiderava rivederla.
Non rispose, preferì non rispondere per non dire una bugia e percorso da brividi di freddo, prese sottobraccio Giovanna, avviandosi verso il salone dove suonavano un po' di musica. Le disse soltanto: “Andiamo dentro, che comincia a fare freddo”.
Anche per Alberto furono giorni interminabili e voleva tornare a casa per scrivere subito a Nicoletta, per dirle che voleva stare con lei, che l'avrebbe portata in un posto esclusivo per loro due, ma ancora non immaginava che lei non voleva più vederlo, né sentirlo.
La fine del viaggio, l'aria di casa, il pensiero di ritornare alla monotonia quotidiana con Alberto che era poco presente sia con la mente che con il corpo, innervosirono nuovamente Giovanna e non passava giorno senza che ci fossero litigi violenti.
“Non ti sopporto più, Giovanna, tu non stai facendo niente per farti amare ancora, eppure io ci ho provato, ma non ci riesco più. Ti voglio molto bene, sei la madre dei miei figli, mi sento in colpa per tante cose, ma... voglio andare via, voglio ritrovare la mia libertà di respirare!” Poi uscì in giardino a respirare intanto un po' d'aria fresca e a telefonare a Nicoletta.

 


Il sogno di Alberto era sempre stato quello di finire gli anni della sua vita in un piccolo casolare, che anni prima aveva visto sopra una collina di fronte al mare.
Era circondato dalla macchia mediterranea con tanti ulivi e punteggiata dal giallo delle ginestre mentre dalle finestre si vedeva il mare in tutto il suo splendore.
Piccola strada solitaria sale
tra file di ginestre e ulivi,
erosi sassi fanno da confine
ai campi pieni di rossi vigneti.
Le uve mature son già nel tino,
l'aria intorno di mosto profuma,
odore di pane e di salmastro
abbracciano la macchia colorita.
Scorgi pareti rose da lontano
che baciate dal sole aspettano.
Vele bianche in lontananza perse
spinge il vento del caldo autunno.
Casetta rustica abbandonata
rifiorirà al tocco della mano,
calore in altro tempo farà suo
quando la mente libera lo spazio
che appartiene al sogno, domani.


Cap. 9

 

Era stata una decisione sofferta quella che Alberto prese alla fine dell'anno, perché sua moglie lo amava ancora molto e faceva troppo affidamento alla sua costante presenza, ma anche lei alla fine aveva capito che forse la separazione sarebbe stato l'unico rimedio per non litigare più. Certamente il loro rapporto avrebbe continuato ad essere buono, soprattutto per i figli e così Giovanna dovette rassegnarsi ad essere indipendente da lui.
Alberto non sentiva Nicoletta da un po' di tempo perché lei aveva deciso di non interferire nelle sue questioni familiari e non voleva essere la causa di una loro eventuale separazione, ma prima di chiamarla, cercò quel piccolo rustico che aveva sempre desiderato.

Era tornata la primavera ed era passato un anno da quando si erano conosciuti sulla pagina di Facebook.
Fuori c'era un sole tiepido e nei prati erano fiorite giunchiglie e margherite che facevano sembrare il posto come un quadro di Renoir, erano già spuntate le prime foglie delle viti e gli ulivi potati sembravano pronti per rendere i frutti, così Alberto aprì la finestra che guardava il mare e inspirò profondamente tutto quell'odore di pane, biscotti e salmastro, che proveniva dal paese in basso.
Si sentiva emozionato come un ragazzo al primo appuntamento, andava avanti e indietro nelle stanze controllando che tutto fosse in ordine e pulito, poi si riaffacciava alla finestra per guardare la stradina che saliva su e poi tornava ancora in cucina a sistemare la tavola apparecchiata, ornata con fiori e candele e per attizzare il fuoco dentro il caminetto.
Finalmente, vide salire un'auto che lasciava dietro di sé una scia polverosa... era Nicoletta.

 


FINE


Alberto e Nicoletta non si incontrarono mai nella vita reale... quelle erano soltanto le loro anime.

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